Lo stato delle cose è quello che è

Ed è un problema di chi non vuole cambiarlo, non tuo

Quando ero piccolo molti hanno cercato di farmi capire che lo stato delle cose è questo e c’è poco da fare. Certo che lo puoi cambiare, ma serve un sacco di sudore e di fatica, oppure essere un genio. Ho avuto la fortuna di avere una famiglia che a questa cosa ha creduto sempre poco. Non mi hanno cresciuto certo come un rivoluzionario, ma quando negli anni Duemila con qualche amico abbiamo pensato di mettere in piedi una rivista, mi è parsa la cosa più naturale del mondo. Pensavamo di essere unici, e i migliori in tutto: per fortuna quasi subito ci siamo resi conto che no, non lo eravamo. L’altra fortuna è stata decidere che si poteva solo migliorare, e che lo avremmo fatto.

Il 2019 chiude un decennio, il secondo che questa rivista ha attraversato. È stato un anno altalenante, strano, ricostituente perché siamo ottimiste e vogliamo guardare avanti anziché fermarci ed essere tristi: ma è stato un anno di brutte notizie, un po’ da ogni parte. Da fuori, da dentro. Una delle cose brutte che sono successe dentro la redazione è: dopo quattro anni di lavoro sempre eccezionale all’interno della redazione di inutile, a giugno Francesca Massarenti è uscita dal gruppo. A volte va così: ti appassioni a un progetto e ci stai dietro, ma a un certo momento la coperta diventa un po’ troppo corta e qualcosa va lasciato. Contestualmente, ma solo per vicinanza di calendario, anche Ghinea ha lasciato il nido: Francesca, Gloria, Marzia hanno deciso di provare a far camminare il progetto sulle sue gambe, e di renderlo indipendente. (Se ancora non leggi la newsletter femminista più interessante che ci sia in giro, ti puoi iscrivere qui.)

E noi? Be’, noi abbiamo continuato a fare il nostro lavoro, tutte le settimane: accompagnare il nostro pubblico, fare loro compagnia nei momenti belli e in quelli di cui farebbero anche a meno. Una presenza discreta, che racconta storie sempre interessanti e coinvolgenti. “Pubblichiamo solo quello che vorremmo leggere noi stesse”, hai presente? Pubblicare le cose migliori che possiamo? Eccoci.
Allo stesso tempo, ci fa piacere che in questi anni stiano nascendo nuove riviste quasi tutti i mesi. Non è questo il momento per fare un’analisi approfondita della qualità di queste riviste (alcune sono splendide, altre devono ancora maturare), ma il fatto stesso che esistano arricchisce chi le fa e chi le legge, e pensiamo che le riviste, e le fanzine, andrebbero diffuse ancora di più. È il motivo per cui facciamo Timone, la nostra newsletter sulle riviste: perché il pallone con cui giocare è fantastico, ma è bello giocarci in tanti, e non fare i privilegiati.

Un giorno magari

Un giorno magari WordPress abiliterà delle statistiche organizzate come piacciono a noi, ma oggi possiamo dire che quest’anno su inutile abbiamo pubblicato 72 articoli (tra racconti e poesie), che fanno quasi 99mila parole. (Parole, non caratteri, ma va bene così.) Sono stati tutti dei bei racconti, delle splendide poesie: storie interessanti di autori che vogliono raccontare qualcosa senza mettersi eccessivamente in mostra, senza prevaricare con il loro ego sulle loro stesse parole.

Abbiamo approfittato anche per fare un po’ di ristrutturazione: il blog su Medium ci stava stretto, lo trovavamo limitante in tante maniere, e abbiamo deciso di riportare tutte le riflessioni, gli articoli, le recensioni (anche gli editoriali!) all’interno del nostro dominio. E abbiamo voluto dargli un nome, a questo contenitore di riflessioni, di articoli, di recensioni e di editoriali: quella cosa che prima era un blog e poi non si capiva bene che cosa fosse, ecco che è diventato Supplemento. Abbiamo iniziato molto bene, e molto bene continueremo nei prossimi mesi.

La ristrutturazione ha riguardato anche la nostra comunicazione e i nostri profili social: se adesso Facebook e Instagram hanno più senso di prima è solo grazie a Lavinia Michela Caradonna, che conosce il mondo dei social–cosi bene quanto quello dei fumetti: siamo in una botte di ferro e gongoliamo.

Anche No Rocket Science è cambiato: la mutazione l’ha trasformato da una rivista che indaga e segue le connessioni tra cultura e tecnologia a una newsletter che indaga e segue le connessioni tra cultura e tecnologia. Ogni due lunedì. Fatta da Carmine Bussone, Francesca Balestrieri e me. Ci sembra di aver trovato finalmente le scarpe giuste per percorrere questa strada, e nel 2020 inizieremo anche ad andare al trotto.

Racconti è una di quelle cose che abbiamo iniziato per scommessa e che è piaciuta a tutti: autori, lettori, ascoltatori. Noi. È un’altra maniera per allargare il campo da gioco, andando a riprendere i momenti in cui non si può leggere qualcosa (o sopperire i motivi per i quali non si possono leggere i nostri racconti).

Quest’anno siamo andate molto in giro, anche: e addirittura in tre occasioni diverse ci avete potuto incontrare a Milano – l’ultima a settembre. Nel 2020 abbiamo intenzione di fare ancora più incontri, girare in posti nuovi, conoscervi meglio, incontrarvi per la prima volta. Per costruire un rapporto duraturo e sincero non c’è niente di meglio che condividere uno spazio.

Senza troppi fronzoli

Però a volte per costruire un rapporto basta anche una telefonata: così a fine agosto abbiamo chiamato Sara Mariotti e le abbiamo proposto di entrare in redazione. Avevamo pubblicato il suo primo racconto nel 2017 e da allora l’abbiamo tenuta d’occhio, coinvolta nei progetti estivi: sapevamo che sarebbe stata un’ottima aggiunta. E tale si è rivelata. Sono passati ancora pochi mesi, ma so che i suoi contributi saranno ottimi, negli anni che verranno; unica richiesta, Sara: aggiorniamo un po’ le gif da usare nella chat di redazione, eh?

L’altra cosa che mi porterò dietro di questo 2019 è aver stretto la mano, e anche amicizia, con alcune persone che prima avevo solo incrociato, oppure che erano passate virtualmente per di qua: illustratrici, scrittori, anche semplici lettori. Persone che ci hanno mandato una mail e qualcosa poi è scattato (ciao Chiara, è bello che tu sia innamorata del mondo delle riviste e abbia deciso di scriverci: benvenuta a bordo!). È una cosa che per qualche anno è mancata, e che quest’anno vorrei tornassimo a fare, tantissimo.

La storia di inutile inizia nella prima decade di questo secolo, prosegue nella seconda, e ora entra nella terza. La storia di inutile è la storia di una manciata di ragazzi di Mestre che negli anni Dieci, uno alla volta, sono andati via. Anche se ora sono l’unico originario di quella piccola città l’entusiasmo dei provinciali ci è rimasto addosso. (L’entusiasmo dei provinciali, ma non il cinismo.)

Entriamo negli anni Venti con ancora la voglia di fare qualcosa che nessuno ha mai fatto prima: fare cultura, per tutti quelli che hanno un attimo di pazienza, per tutte le persone cui interessano le storie. Con addosso un sorriso e senza la spocchia di molti parrucconi. Giocando tutti insieme, e insieme facendo qualche passo avanti. La cosa migliore di tutte è che non siamo da sole, a volerlo fare. Grazie di cuore, a nome di tutte noi, per il 2019: ora rendiamo il 2020 qualcosa di bello e indimenticabile.

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