Spuntini – settembre

RUBRICA DI VIAGGI, CHE NON PARLA DI METE TURISTICHE, MA DI TRIP LETTERARI, A RITMO DI CITAZIONI. LA PARTENZA È SEMPRE CERTA, LA META SCONOSCIUTA, IL TRAGITTO VA A ZIG ZAG DAL DIVANO ALLA LIBRERIA. LA SODDISFAZIONE È QUELLA CHE PUÒ DARE UNO SPUNTINO LONTANO DAI PASTI, QUANDO SI HA UN LANGUORINO, DA QUI IL TITOLO: SE FOSSE IL DIMINUTIVO DI SPUNTI, SAREBBE UNA SCELTA INFELICE, SE FOSSE LA STORIA DI TRE PUNTINI DI SOSPENSIONE INSEGUITI DALLA LETTERA S, CI VORREBBE GIANNI RODARI.

 

INGREDIENTI PER LO SPUNTINO DI OGGI:
BERNARD MALAMUD – ALMA MAHLER – FRANZ WERFEL

Sono quasi impazzita per cercare di ricordare chi avesse detto: “Per me non esiste altro”, con riferimento a una vita dedicata alla scrittura.

Per fortuna ero certa che fosse una citazione che dava anche il titolo a un libercolo blu (mio papà mi proibiva di chiamarli “libretti“, perché secondo lui era un termine dispregiativo; secondo me no, ma visto che lui non c’è più, non voglio infastidirlo).
Un piccolo libro dalla copertina blu nella mia libreria è un ago nel pagliaio, ho provato a intercettarlo con gli occhi, stando seduta sul divano, ma non è mai così facile, forse era nelle file dietro o nelle pile ai lati della libreria, che partono dal pavimento e arrivano ad altezze vertiginose, e oscillano con gli spostamenti d’aria.
Era di un blu più intenso delle copertine dei bei libri Scheiwiller, ma dello stesso formato, ne ero sicura, ho una memoria fotografica. Alla fine l’ho trovato fra i quattro o cinque libri sulla mensola sopra il letto, impolveratissimi, perché stanno lì per il piacere che procurano alla vista, non per essere toccati, come un mazzo di fiori freschi.

Comunque era di Minimum Fax il libro e di Bernard Malamud la frase, un genio nell’arte del racconto, quella forma “di complessità del grande nel piccolo in modo più deciso che nel romanzo”. Mi è bastato sfogliarlo per sentire la voglia di sfilare dal ripiano degli Einaudi la raccolta di Tutti i racconti e di tornare sul divano a leggerne uno, solo uno.

Alcuni miei libri sembrano vecchi portafogli, riposti senza essere completamente svuotati: dentro a Malamud ho trovato, oltre al doveroso ritaglio di giornale che recensisce l’opera (il questo caso, un articolo apparso sul Domenicale de Il Sole 24 Ore per commemorare il genio del “gigante rannicchiato“, a 30 anni dalla morte), una foto di mia nipote appena nata, una cartolina con gatto usata come promemoria: “Rileggere ‘Qualche parola sull’anima’ di W. Szymborska!” c’è scritto a matita, e l’ex libris di mio papà che tiene il segno al racconto “Alma redenta”, quello che ho riletto.

Ah, che personaggio, Alma Mahler! Sono tentata di tornare alla libreria e attaccare il ripiano dedicato alle donne della letteratura, alle belle da morire, ma così sarebbe un’abbuffata, non uno spuntino. Mi accontento di immaginarla seducente e disperatamente intenta a sedurre; ricordo di aver letto da qualche parte che Alma Mahler ha scritto un’autobiografia proprio con lo scopo di costruirsi un’immagine,
così da essere ricordata, inventando dettagli, omettendo imbarazzi ed edulcorando uscite poco edificanti, come i suoi frequenti commenti antisemiti. Eppure gli ebrei cadevano ai suoi piedi, Franz Werfel fra questi, che era, tutto sommato, di aspetto passabile e che la rese felice durante gli anni che trascorsero nei Stati Uniti, fuggiti da un nazismo che lei sosteneva. Secondo me Una scrittura femminile azzurro pallido era quella di Alma; sin da ragazza lei annotava tutto nei suoi quaderni, utilizzando un inchiostro viola che aveva la tendenza a sbiadire notevolmente, mi piace pensare che fra le mani di Franz capitò un vecchio quaderno di Alma e così nacque il delicato romanzo su una donna indimenticata e indimenticabile, nonostante i tentativi di allontanarla dalla propria vita, in una distanza solo fisica.

“Alma morì nel 1964 a ottantaquattro anni, più vecchia di Re Lear”, così si conclude il racconto di un maestro del racconto, che mi fa venir voglia di leggere tutte le frasi conclusive di ogni storia della raccolta, solo per il gusto di ammirare l’abilità di Malamud nel costruire la chiusura, fondamentale quanto un buon attacco; ma, ancora una volta, sarebbe troppo, voleva solo essere un assaggio.