Una nuova rubrica: Unopuntozero

Se c’è una cosa che ho imparato a fare bene negli anni è scrivere lettere d’amore. Ho iniziato piccolissima e mi pare di non aver mai smesso, mi sembra quindi naturale continuare a farlo con questa nuova rubrica battezzata Unopuntozero.  

Cosa mi serve per scrivere una lettera d’amore? Un ricordo, uno stimolo, una piccola madeleine che aiuti a proiettarmi lì dove vorrei essere e a evocare un luogo altro che quello che tocco nel presente. In questo caso nella classifica dei suoni che mi riportano indietro ci sono il citofono in casa di mia madre, la suoneria mosquito del Nokia 3310 e questo suono, che dura un secondo ma che in quel secondo racchiude mezza vita.

Serve anche unə destinatariə per le lettere d’amore. Ho una lista pronta per entrare nel dettaglio; dentro ci sono pezzi di adolescenza mia e di altrə, spazi condivisi fatti di continue scoperte e avventure, domande protette dall’anonimato e cacce al tesoro che provavano a concludersi in qualche ora, prima che a qualcuno in casa servisse il telefono. 

Ciao, internet degli anni duemila, queste lettere d’amore sono per te. 

Unopuntozero è quindi questo: un viaggio romanticizzato dalla nostalgia, un posto in cui parlare di quel che di bello abbiamo conosciuto e costruito quando i nostri nickname avevano l’anno di nascita e gli indirizzi email erano anonimi, perché di avere nome e cognome così, allo scoperto, non ci sembrava ancora il momento.

Unopuntozero è anche, nelle intenzioni, un modo per provare a vedere come il nostro stare su internet è cambiato col tempo. Come siamo cresciuti, come è evoluta la nostra comunicazione? Cos’è che facciamo oggi che era impensabile vent’anni fa? È una scusa per riflettere e per interrogarci, magari affrontare il paradosso per cui un internet in cui ci sente a proprio agio a condividere la vita apertamente sembri anche incoraggiare una dissonanza tra il comportamento che si adotta online rispetto a quello in real life

Non so a che punto la linea si sia confusa, non ho una risposta netta. Ho solo idee e ricordi di qualcosa meno aggressivo, più comunitario e autoregolato, in cui ognuno di noi si prendeva una parte di responsabilità nel creare un ambiente sicuro per tuttə.

Ho pensato spesso che cominciare a connetterci a piccoli passi letteralmente dettati dalla disponibilità del modem in casa ci abbia dato l’opportunità di apprendere le regole d’ingaggio con calma, permettendoci di creare equilibri e dinamiche più sane sotto i dettami di quella che chiamavamo netiquette

Internet ci serviva a esprimerci, a documentarci, a raccogliere informazioni e cercare confronto con quel che il quotidiano non poteva ancora offrirci. Su internet eravamo finalmente noi stessə, ci confidavamo con sconosciutə con ingenuità, e scoprivamo con sorpresa che no, non eravamo né solə né unicə. Parlavamo di noi sui blog, recensivamo album e film, discutevamo sui forum e attaccavamo winamp a MSN per far notare a chi ci piaceva cosa stavamo ascoltando, sperando che ci scrivesse. 

L’arrivo dei social ha sicuramente messo in atto un cambiamento, e l’immediatezza dell’informazione, la sua accessibilità e la possibilità di creare una piattaforma personale che funga da cassa di risonanza hanno inevitabilmente creato disequilibri. Così come il passaggio dall’anonimato che apre le porte alla conoscenza e alla libertà d’espressione a un continuo esporsi in prima persona ha contribuito a una tendenza verso la ricerca di nuove identità fabbricate ad hoc, marketizabili e al servizio di un sistema che si nutre di competitività e engagement.

Non sto dicendo che vent’anni fa internet fosse un luogo utopico fatto di resistenza, ricerca comunitaria e sovversione e che oggi noi, le nostre idee e la nostra vita digitale siamo ridotti a bene di consumo, ma forse sì, forse è un po’ quel che sto dicendo e mi dispiace. 

Unopuntozero è nato anche per questo, e le lettere d’amore previste da questa rubrica sono numerose e in continua evoluzione. È una lista che si aggiorna coi tempi di internet explorer ma non per questo è inaffidabile; uscirà una volta al mese e comincerà con una cosa che mi sta a cuore come poche altre: i blog e la blogosfera italiana. 

Certa di non essere l’unica a pormi queste domande né a conviverci lancio quindi un razzo segnaletico per ritrovarci qui, nel punto d’incontro delle nostre nostalgie, che mi porta alla parte finale di questa lettera d’amore: quella in cui ci si firma per poter ricevere una risposta. 

È un invito a chiunque voglia condividere, a chi ha delle risposte, a chi ha idee su possibili argomenti, a chi vuole dire ‘ciao, c’ero anch’io, parliamone’.

Se sei tu che vedi il razzo e ne hai voglia scrivimi, ché qui si campa meglio con confronti e conversazioni.