RUBRICA DI VIAGGI, CHE NON PARLA DI METE TURISTICHE, MA DI TRIP LETTERARI, A RITMO DI CITAZIONI. LA PARTENZA È SEMPRE CERTA, LA META SCONOSCIUTA, IL TRAGITTO VA A ZIG ZAG DAL DIVANO ALLA LIBRERIA. LA SODDISFAZIONE È QUELLA CHE PUÒ DARE UNO SPUNTINO LONTANO DAI PASTI, QUANDO SI HA UN LANGUORINO, DA QUI IL TITOLO: SE FOSSE IL DIMINUTIVO DI SPUNTI, SAREBBE UNA SCELTA INFELICE, SE FOSSE LA STORIA DI TRE PUNTINI DI SOSPENSIONE INSEGUITI DALLA LETTERA S, CI VORREBBE GIANNI RODARI.
INGREDIENTI PER LO SPUNTINO DI OGGI:
MONTAIGNE – FRANZ KAFKA – DINO BUZZATI
Ogni mattina, prima di cominciare la giornata, faccio mezz’ora di yoga e, se le posizioni richiedono l’ausilio di un blocco, uso i Saggi di Montaigne. L’edizione in due volumi con custodia cartonata degli Oscar Mondadori è l’alternativa perfetta alla mattonella in plastica rigida consigliata per gli esercizi di allungamento.
Non ritengo offensivo definire certi libri dei “mattoni“, anzi, mi fanno tornare in mente l’opera dell’artista messicano Jorge Mendez Blake e la sua installazione “El Castillo“, nella quale la forza divisoria del muro viene minata da un libro posto alla base della costruzione, mattone anomalo infilato sotto gli altri per fare leva.
Il romanzo scelto da Mendez Blake per la sua opera muraria è Il castello di Franz Kafka, esempio letterario particolarmente adatto all’uso. Si tratta di uno scritto rimasto incompiuto, allo stesso modo oggi non sappiamo dove porterà lo scontro fra due forze contrastanti, il bisogno di proteggersi dallo sconosciuto dietro a muri, fisici e mentali, sempre più alti, e la naturale predisposizione umana alla condivisione: il finale è da scrivere.
Nel libro di Kafka la presenza minacciosa del castello incombe e getta la sua ombra sulle vicende di K., il protagonista, incapace di decifrare i codici che regolano il sistema; definire un uomo con la sola iniziale significa attribuirgli già carattere universale: siamo tutti K.
Il conte, invece, che abita all’interno del castello, non compare mai e si chiama Westwest: un invito sempre valido a ripensare al sistema, implacabile e invisibile, che regola la società “Occidentale occidentale“.
I funzionari del castello sono le pedine di una burocrazia complessa e macchinosa, fatta di carte mai lette che si accumulano e ostacolano il funzionamento del sistema. Si tratta di personaggi che pretendono di fare politica evitando il contatto con i cittadini: il richiamo alla modernità è forte.
K. cercherà per tutto il libro di ottenere udienza dal funzionario Klamm, il cui nome in tedesco significa “appiccicoso“.
La mia libreria ha uno scaffale dedicato ai libri di atmosfera, quelli che sono da rileggere d’un fiato, non adatti a essere aperti a caso per cercare folgorazioni in poche righe. Bisogna portarseli sul divano e godersi il viaggio, per uno Spuntino più lungo che potrebbe diventare sostitutivo di un intero pasto.
Accanto a Il castello di Kafka ho messo Il deserto dei Tartari di Buzzati: in entrambi il tempo è dilatato e carico di aspettative, un miraggio in lontananza a cui sono stati attribuiti accenti filosofici o interpretazioni psicoanalitiche, ma che, comunque lo si voglia vedere, rimane il simbolo di una ricerca consumata nell’attesa di una legittimazione esterna che mai arriverà.
Anche Buzzati, come Kafka, durante la stesura del romanzo aveva come riferimento l’esistenza dell’uomo comune, perso dietro alla routine quotidiana e alle piccole necessità, mentre il tempo fugge e il corpo invecchia.
Se aprissi a caso i Saggi di Montaigne, troverei di certo una riflessione o una massima latina sull’illusione dell’esistenza o sulla brevità della vita, ma per il momento preferisco continuare a usarli come mattone a sostegno del fisico.