Spuntini – giugno

RUBRICA DI VIAGGI, CHE NON PARLA DI METE TURISTICHE, MA DI TRIP LETTERARI, A RITMO DI CITAZIONI. LA PARTENZA È SEMPRE CERTA, LA META SCONOSCIUTA, IL TRAGITTO VA A ZIG ZAG DAL DIVANO ALLA LIBRERIA. LA SODDISFAZIONE È QUELLA CHE PUÒ DARE UNO SPUNTINO LONTANO DAI PASTI, QUANDO SI HA UN LANGUORINO, DA QUI IL TITOLO: SE FOSSE IL DIMINUTIVO DI SPUNTI, SAREBBE UNA SCELTA INFELICE, SE FOSSE LA STORIA DI TRE PUNTINI DI SOSPENSIONE INSEGUITI DALLA LETTERA S, CI VORREBBE GIANNI RODARI.

INGREDIENTI PER LO SPUNTINO DI OGGI:
DOROTHY PARKER – W. SOMERSET MAUGHAM – IRIS MURDOCH

In un momento di profonda depressione, intorno ai miei vent’anni, mio papà, che comunicava solamente attraverso i libri (e le dediche, che ritrovo con un tuffo al cuore in tanti volumi della mia libreria), mi mise fra le mani Tanto vale vivere di Dorothy Parker, con un punto esclamativo aggiunto a matita accanto al titolo. Era il suo modo di esortarmi a reagire, a non commettere gesti irreparabili, a guardare
il lato comico dell’esistenza. In effetti, “Resumé“ mi strappò seduta stante un sorriso che gli accese in viso una luce trionfale, a conferma dell’infallibilità del suo oramai collaudato metodo educativo: basta un libro!

La poesia della Parker riportata sulla seconda di copertina recita così: “I rasoi fanno male, i fiumi sono freddi, l’acido lascia tracce, le droghe danno i crampi, le pistole sono illegali, i ceppi cedono, il gas è nauseabondo… Tanto vale vivere.”

La bella raccolta edita da La Tartaruga contiene la prefazione di W. Somerset Maugham, il mio preferito. Per uno Spuntino quelle poche pagine introduttive sono l’ideale: vi leggo della verità grave e salutare che secondo lui Dorothy Parker ha scoperto: la presenza di qualcosa di irrimediabilmente comico anche nelle nostre più sentite disgrazie; così mi vien voglia di recuperare dallo scaffale Adelphi anche Conversazioni con zio Willie il memoir del nipote di W. Somerset
Maugham. Non avevo il ricordo di un volume dagli accenti umoristici e, in effetti, non trovo ironia, se mai il sarcasmo di un vecchio a cui la fama e il successo hanno portato tutto tranne la felicità. Qualsiasi pagina, letta a caso, strappa una risata cinica, anzi, nemmeno una risata, più un ghigno direi; si intuisce, è vero, che la vita può avere il suo lato farsesco, ma per farci sorridere dovrebbe essere l’autore in
prima persona a raccontarcene, non il suo noioso nipote.

Sfilo dalla mia libreria un volume altrettanto sconfortante, Elegia per Iris, non perché io voglia conferire a questa selezione un retrogusto amaro, ma perché ricordo un paio di pagine in cui si racconta che Iris Murdoch e il marito hanno alloggiato a Bangkok, nella suite preferita di Somerset Maugham, piena di sue fotografie autografate che sembrano sbeffeggiare i vuoti di memoria che la collega comincia ad accusare per colpa della malattia.

John Bayley ha scritto un libro di memorie sul suo matrimonio con Iris Murdoch e sulla convivenza di entrambi con l’Alzheimer. Dopo averne letto qualche pagina verrà voglia di tornare all’umorismo, seppur cupo, di Tanto vale vivere per scoprire con sorpresa che Dorothy Parker sa davvero essere una maestra di ironia.

Le recensioni comparse sul The New Yorker negli anni dal 1927 al 1933 e incluse a chiusura del volume sono una prelibatezza. Quella che parla del libro di Mussolini, L’amante del cardinale, del 1928, è imperdibile, s’intitola “Pazza per il Duce” e comincia così:

Ai tempi, se mai ce ne furono, in cui portava ancora la camicia bianca, il signor Benito Mussolini scrisse un libro.

E per non lasciare alcun dubbio sullo scarsissimo valore dell’opera letteraria prosegue:

So bene, visto che leggo i giornali, che chiunque tenti di pensarla diversamente dal Dittatore gioca con la morte; così mi limiterò a far notare, a bassa voce, che se L’amante del cardinale è un “grande romanzo“, io sono Alexandre Dumas, père et fils.